QUANDO IL FIGLIO NON ARRIVA
La
scelta di avere un figlio è da sempre un tappa fondamentale nel lungo
processo di crescita e maturazione della personalità adulta dei membri
della coppia.
Il desiderio genitorialità è il frutto di bisogni e
fantasie che però possono scontrarsi con la difficoltà o l'impossibilità
di realizzarsi.
Tale vissuto comporta l'intrecciarsi di un'eterogeneità
di elementi medici, psicologici e sociali a cui corrisponde una
complessità anche terminologia, gli stessi termini di
sterilità e
infertilità a volte sono usati come sinonimi pur rappresentando realtà
diverse.
Si parla di STERILITA' quando uno o entrambi i coniugi sono
affetti da una condizione fisica permanente che non rende possibile la
procreazione, invece il termine INFERTILITA' viene utilizzato quando la
coppia dopo un anno o più di rapporti non protetti non è comunque
riuscita a concepire e procreare.
L'esperienza dell'infertilità
presenta numerosi risvolti psicosociali e sessuali che possono
interferire in modo significativo sia sul benessere individuale sia
sulla relazione di coppia. "L'infertilità mette l'uomo e la donna di
fronte all'impossibilità di donare vita e di allargare l'universo dei
propri affetti" (R. Nappi et al.). Lo stato di stress che ne deriva non è
solo il frutto della negazione del naturale desiderio di avere un
figlio, a questo si aggiunge la pressione sociale alla genitorialità e
il timore che i trattamenti medici possano fallire.
Le aspettative
esterne possono quindi acuire il vissuto di colpa e vergogna per
l'impossibilità di "dare vita" alla scelta d'amore che l'uomo e la donna
hanno fatto.
* L' emozionalità negativa che a questo vissuto si
lega non va negata ma affrontata, il primo passo è quello di non
lasciare prendere il sopravvento alla sensazione di inadeguatezza e
cercare un sostegno nella propria famiglia, anche chiedendole di
informarsi sull'infertilità e spiegando loro in che modo si vorrebbe
essere trattati.
* La condivisione dei sentimenti rappresenta uno dei
meccanismi più importanti che regolano le relazioni sociali, la
comunicazione umana e lo scambio tra simili; mettere l'altro in grado di
leggere il nostro stato emotivo e di rispondere in sintonia, consente
di modulare il livello della propria esperienza sociale ed apre
all'incontro, alla disponibilità, all'ascolto (Bonino et al.).
Le
emozioni sono ineliminabili e impedirne l'espressione non può che
portare verso la sofferenza; un corretto sviluppo evolutivo implica che
le emozioni siano simbolizzate e si trasformino in sentimento. In primis
bisogna essere indulgenti con se stessi, e con il proprio partner non
pretendendo da lui che reagisca nel vostro stesso modo. Questo al fine
di evitare la comunicazione nella coppia diventi sempre più scarsa e
fonte di disagio spesso a causa dell' evitamento di argomenti inerenti
la procreazione.
Al frequente utilizzo di strategie di evitamento
delle tematiche inerenti la fertilità e la genitorialità spesso si
associano una rigida pianificazione della sessualità e dello stile di
vita, un eccessivo controllo delle emozioni e un conseguente aumento
dei livelli di stress. La difficoltà ad esprimere il proprio disagio
emotivo, e il conseguente mantenimento del segreto può portare alla
somatizzazione. Questa difficoltà emotiva è detta alessitimia, e indica
l'incapacità di mentalizzare, percepire, riconoscere e descrivere
verbalmente i propri e altrui stati emotivi.
L'alessitimia si
riscontra più spesso negli uomini, per i quali la somatizzazione
rappresenterebbe la difficoltà di riconoscere il vissuto emotivo legato
all'incapacità di avere un figlio attraverso il proprio patrimonio
genetico.
"Prendere atto di ciò che si prova significa far emergere,
e quindi poter esprimere, la propria verità e questo permette di
alleviare il senso di solitudine che ci accompagna quando si pensa di
non poter condividere ciò che sentiamo" (Giannelli).
Diversi studi
hanno infatti confermato che un atteggiamento basato sul
confronto
attivo, sulla
condivisione delle emozioni, sulla
ricerca del supporto
sociale, sul
ricorso allo humour favoriscono il benessere individuale e
un buon funzionamento sessuale.
Nella situazione che la coppia si trova ad affrontare è estremamente
importante il ruolo dell'
Ostetrica come "counsellor" e sostegno psicologico, a partire dal primo momento della
diagnosi fino a alla fase terapeutica; che indirizzerà poi al
ginecologo. La rilevanza del ruolo del ginecologo non
risiede esclusivamente nelle competenze mediche ma anche nella sua
capacità di creare una comunicazione corretta ed esaustiva con il
paziente, e quindi di stabilire con quest'ultimo una buona relazione.
Le
informazioni riguardanti la scelta della terapia e una comunicazione
basata sulla fiducia reciproca consentiranno alla coppia di percepire
una condizione di maggior controllo sulla propria situazione. Questo
rivelarsi molto utile per ridurre il disagio psicologico, consentendo di
vivere in maniera più serena l'esperienza della "transizione alla non
genitorialità" o di affrontare in modo più consapevole l'eventuale
impossibilità di procreare.