venerdì 12 ottobre 2012

STERILITA' E INFERTILITA'


QUANDO IL FIGLIO NON ARRIVA

quando il figlio non arrvia

 

La scelta di avere un figlio è da sempre un tappa fondamentale nel lungo processo di crescita e maturazione della personalità adulta dei membri della coppia.
Il desiderio genitorialità è il frutto di bisogni e fantasie che però possono scontrarsi con la difficoltà o l'impossibilità di realizzarsi
Tale vissuto comporta l'intrecciarsi di un'eterogeneità di elementi medici, psicologici e sociali a cui corrisponde una complessità anche terminologia, gli stessi termini di sterilità e infertilità a volte sono usati come sinonimi pur rappresentando realtà diverse.

Si parla di STERILITA' quando uno o entrambi i coniugi sono affetti da una condizione fisica permanente che non rende possibile la procreazione, invece il termine INFERTILITA' viene utilizzato quando la coppia dopo un anno o più di rapporti non protetti non è comunque riuscita a concepire e procreare.

L'esperienza dell'infertilità presenta numerosi risvolti psicosociali e sessuali che possono interferire in modo significativo sia sul benessere individuale sia sulla relazione di coppia. "L'infertilità mette l'uomo e la donna di fronte all'impossibilità di donare vita e di allargare l'universo dei propri affetti" (R. Nappi et al.). Lo stato di stress che ne deriva non è solo il frutto della negazione del naturale desiderio di avere un figlio, a questo si aggiunge la pressione sociale alla genitorialità e il timore che i trattamenti medici possano fallire.

Le aspettative esterne possono quindi acuire il vissuto di colpa e vergogna per l'impossibilità di "dare vita" alla scelta d'amore che l'uomo e la donna hanno fatto.

* L' emozionalità negativa che a questo vissuto si lega non va negata ma affrontata, il primo passo è quello di non lasciare prendere il sopravvento alla sensazione di inadeguatezza e cercare un sostegno nella propria famiglia, anche chiedendole di informarsi sull'infertilità e spiegando loro in che modo si vorrebbe essere trattati.
* La condivisione dei sentimenti rappresenta uno dei meccanismi più importanti che regolano le relazioni sociali, la comunicazione umana e lo scambio tra simili; mettere l'altro in grado di leggere il nostro stato emotivo e di rispondere in sintonia, consente di modulare il livello della propria esperienza sociale ed apre all'incontro, alla disponibilità, all'ascolto (Bonino et al.).
Le emozioni sono ineliminabili e impedirne l'espressione non può che portare verso la sofferenza; un corretto sviluppo evolutivo implica che le emozioni siano simbolizzate e si trasformino in sentimento. In primis bisogna essere indulgenti con se stessi, e con il proprio partner non pretendendo da lui che reagisca nel vostro stesso modo. Questo al fine di evitare la comunicazione nella coppia diventi sempre più scarsa e fonte di disagio spesso a causa dell' evitamento di argomenti inerenti la procreazione.




Al frequente utilizzo di strategie di evitamento delle tematiche inerenti la fertilità e la genitorialità spesso si associano una rigida pianificazione della sessualità e dello stile di vita, un eccessivo controllo delle emozioni e un conseguente aumento dei livelli di stress. La difficoltà ad esprimere il proprio disagio emotivo, e il conseguente mantenimento del segreto può portare alla somatizzazione. Questa difficoltà emotiva è detta alessitimia, e indica l'incapacità di mentalizzare, percepire, riconoscere e descrivere verbalmente i propri e altrui stati emotivi.

L'alessitimia si riscontra più spesso negli uomini, per i quali la somatizzazione rappresenterebbe la difficoltà di riconoscere il vissuto emotivo legato all'incapacità di avere un figlio attraverso il proprio patrimonio genetico.
"Prendere atto di ciò che si prova significa far emergere, e quindi poter esprimere, la propria verità e questo permette di alleviare il senso di solitudine che ci accompagna quando si pensa di non poter condividere ciò che sentiamo" (Giannelli).
 
Diversi studi hanno infatti confermato che un atteggiamento basato sul confronto attivo, sulla condivisione delle emozioni, sulla ricerca del supporto sociale, sul ricorso allo humour favoriscono il benessere individuale e un buon funzionamento sessuale.

Nella situazione che la coppia si trova ad affrontare è estremamente importante il ruolo dell'Ostetrica come "counsellor" e sostegno psicologico, a partire dal primo momento della diagnosi fino a alla fase terapeutica; che indirizzerà poi al ginecologo. La rilevanza del  ruolo del ginecologo non risiede esclusivamente nelle competenze mediche ma anche nella sua capacità di creare una comunicazione corretta ed esaustiva con il paziente, e quindi di stabilire con quest'ultimo una buona relazione.

Le informazioni riguardanti la scelta della terapia e una comunicazione basata sulla fiducia reciproca consentiranno alla coppia di percepire una condizione di maggior controllo sulla propria situazione. Questo rivelarsi molto utile per ridurre il disagio psicologico, consentendo di vivere in maniera più serena l'esperienza della "transizione alla non genitorialità" o di affrontare in modo più consapevole l'eventuale impossibilità di procreare.